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Sinossi

“Ecce (h)omo - Una diversa storia di normalità" è uno spettacolo teatrale dal taglio divertente, un racconto a viso aperto che attraverso un’apparente leggerezza finisce per offrire più di uno spunto di riflessione. Il seme è nel titolo, nel quale si gioca con le parole: “Ecce (h)omo. Una diversa storia di normalità”. Il termine “homo” va a perdere l’h iniziale creando di fatto la parola “omo”, ovvero uguale. Si parla di omosessualità per parlare di uguaglianza, per raccontare semplicemente ma profondamente di persone. E’ da qui che parte la storia di Sergio e Giorgio come coppia, diversa eppure così identica ad altre milioni di coppie al mondo: ciascuna con l’unicità della propria vicenda umana. I due protagonisti raccontano se stessi e il pubblico intercetta in loro parte della propria vita, rivede inciampi e voli che appartengono al tragitto di ogni essere umano, sorride delle contraddizioni smascherate di una società spesso miope, empatizza con i risvolti sorprendenti dell’esistenza. E le distanze si annullano. Si partecipa, si ride, ci si interroga anche attraverso le parole di Vinicius De Moraes e Kail Gibran. Le parti “drammatiche” hanno il delicato compito di scuotere l’animo degli spettatori: trovarsi spiazzati può favorire la possibilità di osservare con occhi diversi le convinzioni che spesso rischiano di diventare convenzioni. E se l’inattesa crudezza di un messaggio può agevolare il raggiungimento di visioni nuove, all’interno di “Ecce (h)omo” è l’ironia ad essere lo strumento più utilizzato (e verosimilmente il più utile) al fine di veicolare contenuti significativi ed ottenere il coinvolgimento del pubblico. Un cospicuo numero di psicologi cognitivi afferma infatti che è quando ci si diverte e si è di conseguenza felici che si apprende di più. L’ironia produce il sorgere di atteggiamenti che si avvicinano alla solidarietà, alla coesione, al dialogo e all’inclusione, ma anche alla resilienza e alla messa in discussione. L’ironia può aiutarci a scegliere, a riconoscere le illusioni, a rimediare agli errori e vincere le incertezze, ad aprirci al cambiamento e a comprendere le tante sfaccettature del mondo che ci circonda. Possiamo immaginarla infatti come una via di accesso privilegiata alla conoscenza dell’altro in quanto ci abitua alla messa in discussione di noi stessi. Questo risulta più che mai importante in un momento in cui prevalgono visioni seriose dell’identità, alle quali possiamo rispondere coltivando uno spirito di apertura che possa coinvolgere sia il pubblico più adulto che le nuove generazioni. A braccetto di emozioni e risate si arriva a fine spettacolo, col senso di leggerezza di chi è libero dalla zavorra del pregiudizio. Ci si sente anime affini e, per questo, tutti un po’ meno soli. 

Sergio Sormani in scena durante Ecce (h)omo
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