Identità, coraggio e ironia all'Off Off Theatre di Roma.
- Sergio Sormani - Giorgio Donders
- 24 apr
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 27 apr

Recensione di Loredana Margheriti. Fonte "Nuovo Corriere Nazionale".
All’OFF/OFF Theatre di Roma va in scena “Ecce (H)omo – Una diversa storia di normalità”, uno spettacolo che intreccia emozione, ironia e riflessione con equilibrio riuscendo ad offrire al pubblico un’esperienza teatrale intensa, sincera e profondamente toccante. Firmato e interpretato da Sergio Sormani e Giorgio Donders, in scena fino al 17 aprile, il lavoro si distingue per la capacità di unire leggerezza e verità, invitando chi guarda a un ascolto autentico.
Sormani e Donders non portano sul palco una finzione, ma si raccontano, con il coraggio dolce di chi ha fatto della propria vulnerabilità una forza e della condivisione un atto d’amore. La loro lunga storia personale e artistica si traduce in una complicità che si percepisce in ogni scambio, in ogni battuta, in ogni pausa. È un incontro tra anime prima ancora che tra attori, ed è questo che arriva con forza al pubblico.
Il titolo, Ecce (H)omo , gioca con un significato che si fa subito simbolo: la “h” scompare, e “homo” diventa “omo”, ovvero uguale. Uguale a chi? Uguale a tutti. Perché quella che spesso viene etichettata come “diversità” non è altro che una forma differente, ma non meno autentica, di normalità. Lo spettacolo accompagna delicatamente lo spettatore a comprendere proprio questo: che dietro ogni storia unica c’è un’umanità comune, e che l’incontro con l’altro è un’occasione per riconoscersi.
Il racconto scorre tra risate leggere e nodi alla gola, tra episodi non proprio piacevoli e momenti di rivalsa, tra il dolore per l’esclusione e la gioia di una libertà conquistata. Si ride, si riflette, ci si commuove, ci si rispecchia. La narrazione è arricchita dalla voce fuori campo di Serena Caporale accompagnata dalla chitarra di Alessandro Filindeu, bella profondità emotiva nei passaggi più intensi. L’impianto scenico essenziale e curato sostiene la narrazione con discrezione, lasciando spazio ai corpi, alle parole, agli sguardi.
Un momento di particolare intensità emotiva arriva quando il racconto si sofferma sulle rispettive madri dei protagonisti, sulle reazioni contrastanti, in parte dolorose, che le due donne hanno avuto di fronte alla relazione tra Sergio e Giorgio. È qui che lo spettacolo tocca un punto profondo, mostrando senza filtri quanto anche l’amore più naturale, quello di una madre, possa restare imbrigliato nei pregiudizi, nelle paure indotte da una società che fatica ancora a riconoscere l’uguaglianza dentro la diversità.
Il pubblico percepisce il peso di quelle parole non dette, delle distanze create non dalla mancanza di affetto, ma dalla forza dei condizionamenti culturali. È in questi passaggi che “Ecce (H)omo” si fa più che teatro: diventa uno spazio di confronto interiore, un invito a riconoscere quanto sia urgente liberarsi da convinzioni che non ci appartengono davvero.
Non c’è rancore nel racconto, ma una dolorosa tenerezza, quella di chi ha imparato a convivere con le ferite senza smettere di cercare dialogo. E proprio questa umanità, fatta di imperfezioni e desideri di accoglienza, rende lo spettacolo così necessario: ci ricorda che non c’è nulla di “altro” nella diversità, se non ciò che ancora non abbiamo imparato ad abbracciare.
“Ecce (H)omo” propone la comprensione, è uno spettacolo che abbraccia, che consola, che fa ridere e pensare, e che restituisce a chi guarda una consapevolezza importante: nella diversità si nasconde il volto più autentico della normalità, perché siamo tutti uguali e diversi, riconoscerlo non ci divide, ma anzi ci unisce.
All’OFF/OFF Theatre di Roma va in scena “Ecce (H)omo – Una diversa storia di normalità”, uno spettacolo che intreccia emozione, ironia e riflessione con equilibrio riuscendo ad offrire al pubblico un’esperienza teatrale intensa, sincera e profondamente toccante. Firmato e interpretato da Sergio Sormani e Giorgio Donders, in scena fino al 17 aprile, il lavoro si distingue per la capacità di unire leggerezza e verità, invitando chi guarda a un ascolto autentico.
Sormani e Donders non portano sul palco una finzione, ma si raccontano, con il coraggio dolce di chi ha fatto della propria vulnerabilità una forza e della condivisione un atto d’amore. La loro lunga storia personale e artistica si traduce in una complicità che si percepisce in ogni scambio, in ogni battuta, in ogni pausa. È un incontro tra anime prima ancora che tra attori, ed è questo che arriva con forza al pubblico. Il titolo, Ecce (H)omo , gioca con un significato che si fa subito simbolo: la “h” scompare, e “homo”
diventa “omo”, ovvero uguale. Uguale a chi? Uguale a tutti. Perché quella che spesso viene etichettata come “diversità” non è altro che una forma differente, ma non meno autentica, di normalità. Lo spettacolo accompagna delicatamente lo spettatore a comprendere proprio questo: che dietro ogni storia unica c’è un’umanità comune, e che l’incontro con l’altro è un’occasione per riconoscersi.
Il racconto scorre tra risate leggere e nodi alla gola, tra episodi non proprio piacevoli e momenti di
rivalsa, tra il dolore per l’esclusione e la gioia di una libertà conquistata. Si ride, si riflette, ci si commuove, ci si rispecchia. La narrazione è arricchita dalla voce fuori campo di Serena Caporale accompagnata dalla chitarra di Alessandro Filindeu, bella profondità emotiva nei passaggi più intensi. L’impianto scenico essenziale e curato sostiene la narrazione con discrezione, lasciando spazio ai corpi, alle parole, agli sguardi.
Un momento di particolare intensità emotiva arriva quando il racconto si sofferma sulle rispettive madri dei protagonisti, sulle reazioni contrastanti, in parte dolorose, che le due donne hanno avuto di fronte alla relazione tra Sergio e Giorgio. È qui che lo spettacolo tocca un punto profondo, mostrando senza filtri quanto anche l’amore più naturale, quello di una madre, possa restare imbrigliato nei pregiudizi, nelle paure indotte da una società che fatica ancora a riconoscere l’uguaglianza dentro la diversità.
Il pubblico percepisce il peso di quelle parole non dette, delle distanze create non dalla mancanza di affetto, ma dalla forza dei condizionamenti culturali. È in questi passaggi che “Ecce (H)omo” si fa più che teatro: diventa uno spazio di confronto interiore, un invito a riconoscere quanto sia urgente liberarsi da convinzioni che non ci appartengono davvero.
Non c’è rancore nel racconto, ma una dolorosa tenerezza, quella di chi ha imparato a convivere con le ferite senza smettere di cercare dialogo. E proprio questa umanità, fatta di imperfezioni e desideri di accoglienza, rende lo spettacolo così necessario: ci ricorda che non c’è nulla di “altro” nella diversità, se non ciò che ancora non abbiamo imparato ad abbracciare.
“Ecce (H)omo” propone la comprensione, è uno spettacolo che abbraccia, che consola, che fa ridere e pensare, e che restituisce a chi guarda una consapevolezza importante: nella diversità si nasconde il volto più autentico della normalità, perché siamo tutti uguali e diversi, riconoscerlo non ci divide, ma anzi ci unisce.
Link articolo originale: https://www.nuovocorrierenazionale.eu/ecce-homo-una-diversa-storia-di-normalita-identita-coraggio-e-ironia-alloff-off-theatre-na-diversa-storia-di-normalita-identita-coraggio-e-ironia-alloff-off-theatre/


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