Trent'anni d'amore cancellati con una frase.
- Sergio Sormani - Giorgio Donders
- 9 ago
- Tempo di lettura: 2 min

Al loro funerale, il prete li ha definiti “due amici che si volevano bene”.
Una violenza post-mortem... Una cancellazione dell’identità, del legame, dell’amore. Gianni e Mario sono morti insieme, travolti da un’auto contromano sulla Milano-Torino. Erano una coppia unita civilmente, una vita condivisa, una storia d’amore vera. Lo sfregio dei sentimenti è figlio diretto di quella cultura ipocrita e codarda che dice: "Avete già quello che vi serve", riferendosi alle unioni civili.
Frase detta da politici, opinionisti, sedicenti moderati e gente comune, quella della porta accanto. Parole che suonano come concessioni, ma che tengono le persone LGBTQ+ in un angolo, zitte, grate di esistere, ma mai davvero riconosciute. Ecco il risultato: nemmeno da morto puoi essere riconosciuto per ciò che sei. Nemmeno davanti a una bara la verità viene detta.
Perché in questo paese accettiamo e sosteniamo l'odio, la guerra l'indifferenza, i ladri, ma non l'amore... se non ci somiglia. Gianni e Mario non erano amici. Erano una coppia. Erano famiglia. Erano amore. E negarlo è un’offesa. Non solo per loro, ma per tutti noi.
"Non volevo che il funerale di quei due si trasformasse in una celebrazione gay". Ha dichiarato il prete. "La Chiesa non lo permette". Ha ammesso di essere dispiaciuto: “Non volevo dare giudizi, penso che loro due si amassero profondamente. Ma la Chiesa non riconosce le unioni tra due persone dello stesso sesso, dunque ho cercato un modo diverso per dirlo. Se avessi parlato di amore, sarei andato contro le regole ecclesiastiche”. Parole inascoltabili, quelle pronunciate dal sacerdote: il classico caso nel quale, tendando di giustificarsi, si finisce per peggiorare la propria posizione. E quella di certe istituzioni. Dall’assurda “spiegazione”risulterebbe infatti che l’amore provato e donato da alcune persone possa essere in contrasto con le regole ecclesiastiche. Badate bene: non la discriminazione, ma l’amore.
Quel prete ammette di comprendere che Gianni e Mario si amavano profondamente, ma afferma che questo per la Chiesa rimane comunque qualcosa di brutto, addirittura di impronunciabile.
Questa tristissima storia contribuisce a ricordarci che (malgrado qualcuno incredibilmente neghi) esistono ancora esseri umani di serie b, ai quali si dà il permesso di esistere a patto che non provino a rivendicare pari dignità degli altri. Una società nella quale si può parlare di tutto ma si mette a tacere l’amore, non può dirsi civile. E nemmeno umana.
Commenti