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  • Immagine del redattoreSer&Gio

Si sceglie di essere padri... ma non di essere figli.


Torna alla ribalta l’ennesimo disagio di figli “abbandonati” dai padri.

Voglio condividere in questo blog la lettera che scrissi il giorno in cui morì mio padre nel 2019, perché possa dare forza a chi non ha scelto di essere figlio e stimolare, chi sceglie di essere padre, ad esserlo fino in fondo.


“In silenzio, come sei stato con me per gran parte del tempo che hai vissuto, te ne sei andato. Questa è l’immagine che desidero conservare di te, quando ancora non eri padre ma solo un giovane ragazzo, bello con gli occhi colmi di domani. In te il desiderio di conquistare il mondo, avere una famiglia, dei figli e un lavoro che amavi. Hai conosciuto in giovane età una patria straniera portandoti dietro un piccolo bagaglio messo insieme nella tua fredda e nordica terra natale. Arrivato qui in poco tempo i sogni sono divenuti realtà. Ma tra sogno e realtà il passo non è breve e facile a differenza di quanto spesso questa vita ci illuda che lo sia. Non eri pronto, e forse non lo sei mai stato. Non ti ho mai nascosto il vuoto lasciato nei miei anni da bambino, da adolescente, da ragazzo e durato fino ad ora, che sono uomo. La prima volta che ho avuto il coraggio di chiederti “perché” ho trovato il solito silenzio. E neppure negli ultimi anni, frugando fra gli avanzi stanchi della vita, sei riuscito a trovare una semplice parola da lasciarmi per dare un senso al tempo che verrà. Non ci sarà un’altra occasione, la storia che viviamo ogni giorno è unica, una prova da affrontare in diretta. Non ci sono repliche. Non dobbiamo mai ferire chi viaggia con noi, è sempre meglio dire qualcosa anche di sbagliato piuttosto che un silenzio e rimandare la sentenza a quel nemico del domani che presto o tardi si negherà, lasciandoci senza pace. Mi sarà fedele compagno nel tempo il solo ricordo di un aereo giocattolo di plastica bianco e verde, con il suo rombo e le sue luci a batterie, che scaraventasti a terra in un gesto di stupida rabbia poche ore dopo avermelo comprato, spezzando un entusiasmo bambino. Si frantumò in tanti pezzettini... 46, che pazientemente misi insieme con un po’ di scotch per farlo decollare e continuare a giocare al gioco della vita, da solo.”


Giorgio Donders (Gio)

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